La Pianta prese residenza sul davanzale meridionale del laboratorio e, dopo qualche ansia da parte mia, assunse un saldo controllo sulla vita. La esaminavamo diverse volte al giorno, attenti a segnali di eccesso o carenza d’acqua, eccesso o carenza di sole, della presenza di acari tetracnidi, correnti d’aria, clorosi, malessere generale. Ogni volta che trovavo una coccinella la portavo subito sulla Pianta perché facesse la guardia contro i parassiti, ma le mie piccole sentinelle rosse se ne andavano sempre. Scrivevamo rapporti quotidiani dettagliati nel registro, un quaderno nuovo con la copertina marmorizzata riservato alla Pianta. Nel terrore che qualcuno, in un malaugurato accesso di amore per l’ordine, potesse buttarla fuori, fissai sotto il vaso un piccolo avvertimento: “Esperimento in corso, non armeggiare con questa pianta. Dico sul serio. Calpurnia Virginia Tate (Callie Vee)”
da "L'evoluzione di Calpurnia" di Jacqueline Kelly